UILA • Unione Italiana Lavori Agroalimentari

Data del comunicato: 04/04/2019

Lavoro agricolo, da rapporto Eban-Nomisma necessità progetto formativo. Governo emani decreto flussi

Dichiarazione del segretario generale Uila-Uil Stefano Mantegazza

“Prosegue con questo secondo rapporto la collaborazione proficua tra Nomisma e Eban, che intendiamo confermare anche per il futuro. Dal rapporto emerge la necessità di uno straordinario progetto formativo per tutti i lavoratori agricoli, che tenga conto della specificità del settore e del fatto che oltre il 90% della manodopera è a tempo determinato. Allo stesso tempo è fondamentale affrontare in termini propositivi la questione del caporalato.”

Così Stefano Mantegazza, segretario generale Uila, nel suo intervento conclusivo al convegno di presentazione dell’edizione 2019 dell’”Osservatorio Eban sul lavoro agricolo”, curato da Nomisma e presentato dalla responsabile dell’Osservatorio Maria Ersilia di Tullio. 

“Il blocco dei flussi della manodopera straniera mette ancor di più in evidenza la necessità di sollecitare il governo rispetto all’emanazione del Decreto flussi” ha aggiunto Mantegazza. “Sono molte le aziende, soprattutto al Nord in cui, specie per alcune coltivazioni, la manodopera è quasi esclusivamente straniera e, avvicinandosi il periodo della raccolta, si rischia di dover affrontare una situazione critica”. 

Dal rapporto Nomisma  emerge che nel lavoro agricolo sono coinvolti oltre 1.060.000 operai che rappresentano il 97% del totale dei dipendenti e che dal 2012 al 2017 il settore ha registrato un incremento sia degli operai +4% sia delle giornate lavorate +6%.  La manodopera agricola ha carattere prettamente stagionale: gli operai a tempo determinato rappresentano il 90% del totale degli impiegati in agricoltura per un totale di 87 giornate lavorate all’anno per ogni singolo operaio. La manodopera straniera continua ad essere determinante nello svolgimento delle attività agricole: i lavoratori stranieri hanno raggiunto le 290.000 unità (il 26% degli operai agricoli) di cui il 49% comunitario (75% rumeni) e il 51% extracomunitario (42% africani). Dal 2017 però si assiste ad una inversione di tendenza, con gli stranieri calati del 5% e gli italiani in aumento.

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